Le cronache di Alice, Senza categoria

L’epifania di Alice

Non sempre si può ma Alice ci prova a disinnescare le emozioni. Quelle lì a fior di pelle, quelle da contatto, dal flebile sfiorarsi. Quelle sospese e ugualmente impattanti. È la struggente kalokagathìa. Conosce il prima, l’antefatto del ‘sta succedendo qualcosa’, le sensazioni che non fanno sconti, che vogliono essere guardate in faccia e che presentano il conto prima o poi. Le ingoi ma rimbalzano come un singhiozzo. Sono le circostanze sospese nei campi dell’irrazionalità ma è tutto ciò che sfugge al controllo a tenerci vivi. Sono le scoperte che non avresti mai fatto senza quel rischio in più, senza le inevitabili costellazioni di casualità, senza l’incalcolabile e metafisica sensazione in più. Affidandoti a qualche flebile sfumatura, una parola declinata diversamente, il filtro di uno sguardo. Non ci sono battute già scritte, solo parole che scivolano via e non sono più tue. Gap interinali come quelli delle luci dei Navigli che rimangono un istante al buio, nudi e scuri. È lo shock della meraviglia che ti riempie lo stomaco. Tempi in cui stare bene senza far nulla è un atto osceno.

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2 risposte a "L’epifania di Alice"

  1. Giuseppe Albano ha detto:

    Sei certa che quelle sensazioni apparentemente aprioristiche non siano a posteriori, frutto di un’analisi, sedimentazioni metafisiche, solo successivamente ipostatizzate?!
    Visto che ti trovi, casomai, fammi capire pure quello che ho detto io!

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